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Cdr: il combustibile derivato dai rifiuti che alimenta il futuro

Data di pubblicazione

In un mondo sempre più orientato verso la decarbonizzazione e l’economia circolare, considerando il crescente fabbisogno energetico e la necessità di ridurre il ricorso alle fonti fossili, diventa essenziale il ricorso a soluzioni alternative in grado di valorizzare la frazione non riciclabile dei rifiuti solidi urbani e industriali. In quest’ottica il Combustibile Derivato dai Rifiuti (CDR) si configura come una risorsa strategica per produrre energia in modo efficiente e sostenibile.

Dal punto di vista normativo, il CDR è un materiale combustibile ottenuto dal trattamento di rifiuti non pericolosi, prevalentemente a matrice secca, sottoposto a processi di selezione, triturazione e stabilizzazione. È importante distinguere il CDR dal CSS (Combustibile Solido Secondario): sebbene entrambi derivino da rifiuti, il CSS risponde a criteri di qualità più stringenti, tali da qualificarlo come vero e proprio “prodotto”, secondo le condizioni dell’End of Waste. Il CDR, invece, resta classificato come rifiuto, anche se è destinato lo stesso a un utilizzo energetico controllato in appositi impianti.

Grazie al suo potere calorifico elevato e alla possibilità di impiego in impianti industriali dedicati, il combustibile derivato dai rifiuti rappresenta un anello fondamentale nella strategia di produzione di energia da rifiuti, garantendo così un rendimento energetico elevato e un’alternativa concreta all’uso delle fonti fossili tradizionali.

 

Produzione del CDR: processi, standard e normativa di riferimento

La produzione del CDR (Combustibile Derivato dai Rifiuti) è un processo altamente specializzato, regolato da normative tecniche e ambientali precise, che garantiscono la qualità del combustibile e la sicurezza del suo impiego. Il processo avviene all’interno di un impianto specializzato dove i rifiuti non pericolosi – principalmente rifiuti urbani a matrice secca e scarti industriali selezionati – vengono trattati con l’obiettivo di massimizzare il potere calorifico e minimizzare il contenuto di sostanze indesiderate.

Il ciclo di lavorazione si articola in 4 fasi:

  1. Selezione e pre-trattamento per rimuovere materiali non combustibili (metalli, vetro e frazioni umide).
  2. Triturazione per ridurre la pezzatura del materiale e migliorare l’omogeneità.
  3. Separazione granulometrica e densimetrica tramite vagli e separatori ad aria, per ottimizzare la qualità del combustibile.
  4. Omogeneizzazione e stoccaggio in vista della consegna agli impianti di incenerimento o termovalorizzazione.

Il prodotto finale deve rispettare i parametri tecnici definiti dalla norma UNI EN 15359 che classifica il CDR in base a tre criteri fondamentali: potere calorifico inferiore (PCI), contenuto di cloro e contenuto di mercurio. Questi parametri determinano le classi di qualità del combustibile, a cui corrispondono specifici ambiti di utilizzo e requisiti autorizzativi.

Dal punto di vista normativo, la gestione e produzione del CDR è disciplinata principalmente dal Testo Unico Ambientale, e ogni impianto CDR deve operare in conformità con l’autorizzazione integrata ambientale (AIA), garantendo il monitoraggio continuo delle emissioni e il rispetto dei limiti di legge.

 

Applicazioni e vantaggi del CDR nella valorizzazione energetica

Il combustibile derivato dai rifiuti trova impiego principalmente in impianti di coincenerimento e termovalorizzatori, dove viene utilizzato per la produzione di energia da rifiuti sotto forma di calore o elettricità. Tra i principali utilizzatori troviamo cementifici, centrali termoelettriche e impianti WtE (Waste-to-Energy), in cui il combustibile da rifiuti rappresenta una valida alternativa ai combustibili fossili tradizionali. I benefici di questa soluzione sono molteplici. Su tutti:

  • Riduzione del conferimento in discarica.
  • Recupero energetico di frazioni non riciclabili.
  • Abbattimento dell’impronta carbonica complessiva.

Grazie a moderni sistemi di trattamento dei fumi e controllo delle emissioni, la combustione dei rifiuti avviene in modo sicuro e conforme ai limiti ambientali imposti dalla normativa UE. L’uso efficiente del CDR rifiuti in ambito industriale contribuisce così in modo concreto alla chiusura del ciclo dei rifiuti e al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità energetica.

 

Sebbene il combustibile derivato dai rifiuti rappresenti una strategia avanzata per valorizzare energeticamente la frazione secca non riciclabile, non è l’unica strada percorribile. La gestione dei rifiuti aziendali richiede un’analisi attenta delle caratteristiche specifiche di ogni flusso, per individuare la soluzione più idonea in termini di smaltimento, recupero o trattamento.

Per questo Aneco affianca imprese di ogni dimensione nella definizione di percorsi personalizzati per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti, nel pieno rispetto della normativa ambientale. Attraverso una rete consolidata di impianti autorizzati e partner qualificati, siamo in grado di garantire soluzioni flessibili, tracciabilità completa e ottimizzazione dei costi, indipendentemente dalla tipologia e dal volume dei rifiuti prodotti.

Contattaci per una consulenza su misura: il nostro team tecnico è a disposizione per aiutarti a identificare le strategie più efficaci per gestire i rifiuti della tua azienda.

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